Ancora sulla Lettera rubata
- Carmelino Meazza
- 17 dic 2024
- Tempo di lettura: 2 min

Leggiamo con attenzione questo prezioso passaggio di Derrida: “Essa (la Lettera) non si troverebbe, potrebbe sempre trovarsi, si troverebbe in ogni caso più che nella scrittura sigillata di cui il narratore racconta la storia decifrata dal Seminario, più che nel contenuto della storia, “nel” testo che si sottrae, su un quarto lato, sia agli occhi di Dupin che a quelli dello psicanalista” (p. 57)
La lettera dunque non è in vista, alla portata di veduta, né di Dupin né dello psicanalista che in fondo aveva offerto la propria veduta a Dupin. Il ministro di questa famosa novella non aveva in alcun modo la veduta per questa lettera. La lettera che egli aveva notato aveva il segno della lettera velata, o meglio della lettera svelata dal suo essere rivoltata dalla mano della Regina. Egli dunque è concentrato sul segreto nascosto nell’economia metafisica dello svelare. Dupin sembra avvicinarsi maggiormente alla veduta di ciò che è in vista. Si avvicina maggiormente al luogo tanto presente da risultare im/presente. Egli trova la lettera laddove non è nascosta, secondo un procedimento a cui proprio Heidegger forse non è riuscito a restare fedele all’estremo e cioè l’essere dell’ente come il non nascosto. Un non nascosto che si dovrebbe saper dissociare in ogni modo da ogni presenza e da ogni assenza. Dupin dunque guarda laddove non c’è nascondimento, laddove qualcosa non è celato alla vista, tanto in vista da costituire il punto cieco del visibile. Tuttavia lascia capire Derrida, Dupin viene come sovraiscritto dallo sguardo dello psicanalista, il quale localizza il più in vista tra gli stipiti del camino, quindi il più in vista torna ad essere il più in vista di ciò che manca e il ciò che manca localizza la lettera. Per questo gli occhi di Dupin si flettono come gli occhi di Lacan e il testo letterale, la lettera del testo gli si sottrae come egli dice “su un quarto lato”.
Andrebbe presa molto sul serio questa iperbole del quarto lato. questo quarto lato che farebbe evidentemente da orlatura o cornice invisibile di tutto ciò che si offre in due o tre lati.
Il testo che sottrae si troverebbe sul quarto lato laddove una certa performance incornicia come una scena un soggetto, un oggetto, e la stessa copula con cui si fa legame.
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